Il movimento è un segno della vita.
Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo la vita è sempre in movimento. Ogni cosa nell’universo è in movimento, abbia essa grande o ridotta ampiezza, alta o bassa velocità. Ogni cosa si muove nello spazio e nel tempo e gli essere umani non sfuggono a questa legge. Essi sono al tempo stesso parte integrante del cosmo e un tutt’unico in sé. La vita è moto, ritmo, scambio e perpetuo adattamento a nuove situazioni, assimiliazione e rigetto, e difesa.
L’uomo è parte integrante del cosmo. La modernizzazione e il progresso hanno allontanato l’uomo dalla natura. Si è isolato nell’universo e ha quindi perso la sua partecipazione inconscia ai fenomeni dell’universo stesso. Andrew Still (padre fondatore dell’osteopatia) attraverso le sue opere e le sue proposte ha sempre cercato di riconciliare l’uomo con la natura. La medicina allopatica (tradizionale) da parte sua ha continuato a dividere l’uomo, a frazionarlo, a tagliarlo in pezzettini. Si ricorre singolarmente ad un otorinolaringoiatra o a un gastroenterologo o a un cardiologo ecc.., ma la visione d’insieme dell’uomo è del tutto scomparsa. Sono troppo numerosi gli operatori che cercano un rapporto tra un organo e la proiezione cutanea di quest’ultimo. Per esempio, un gomito del tennista potrebbe dipendere da un problema al gomito, ma anche da un problema localizzato alle vertebre cervicali. L’osteopatia dovrebbe occuparsi di tutti i movimenti del corpo umano, dal più piccolo e semplice al più grande e complesso, fondendo l’approccio strutturale (meccanicistico) ed energetico. Il trattamento osteopatico è, in ogni caso, un’azione energetica in quanto l’osteopata ha un impatto sul movimento e contribuisce al miglioramento nella distribuzione dell’energia.
L’osteopatia sembra divisa in due scuole, quella energetica e quella meccanicistica. Per i “meccanicisti” la teoria energetica sembra essere un mucchio di “baggianate” mentre per gli “energetici” i manipolatori con azione diretta sembrano essere dei “selvaggi nerboruti”. In realtà l’osteopatia deve considerare entrambi gli approcci attraverso una visione dell’insieme. L’osteopatia dovrebbe occuparsi di tutti i movimenti del corpo umano, dal più piccolo e semplice al più grande e complesso, fondendo l’approccio strutturale (meccanicistico) ed energetico. Il trattamento osteopatico è, in ogni caso, un’azione energetica in quanto l’osteopata ha un impatto sul movimento e contribuisce al miglioramento nella distribuzione dell’energia. Tutti gli apparati del corpo umano possono essere stimolati o inibiti usando le mani.
L’osteopatia è l’arte di indurre l’auto-correzione da parte dell’organismo e le manipolazioni strutturali, viscerali e cranio sacrali sono dei mezzi per perseguire tale scopo.
Manipolazioni isolate dell’articolazione sacro-iliaca o della sutura sfeno-frontale o del fegato non devono essere mai viste come manovre fine a se stesse. Ognuna di esse è un mezzo per introdursi nel sistema corporeo e stimolare risposte autocorrettive. La manipolazione osteopatica spinge l’organismo ad attivare le proprie difese traendole dalle proprie riserve.
Andrew Still ha definito quattro grandi principi su cui si basa l’osteopatia:
- La struttura governa la funzione
- L’unità del corpo
- L’autoguarigione
- La legge dell’arteria
LA STRUTTURA GOVERNA LA FUNZIONE
Per Still l’essere umano è considerato come un tutt’uno indivisibile. Queste strutture sono le ossa, i muscoli, le fasce, i visceri, la pelle, ecc… La funzione è l’attività di ognuna delle sue parti, quali la funzione respiratoria, la funzione cardiaca, la funzione digestiva, ecc… La malattia non può manifestarsi se la struttura è armonica, quindi all’origine delle malattie c’è sempre un disordine della struttura. Questo rapporto struttura-funzione vale per tutti gli elementi del corpo.
L’UNITA’ DEL CORPO
Il corpo umano ha la facoltà di trovare o ritrovare il suo equilibrio (fisico, biochimico, mentale, ecc.), in altre parole la sua omeostasi. Still situa quest’unità a livello del sistema miofascio – scheletrico che è in grado di memorizzare i traumi subiti. Prendiamo l’esempio di una persona che riceve un colpo laterale sinistro a livello della testa. Dopo questo colpo il corpo si adatta alla nuova situazione di fatto. Il corpo compenserà il trauma a livello della colonna vertebrale, per poter mantenere costante il piano orizzontale degli occhi. Si creerà in questo caso una scoliosi di compenso con convessità sinistra a livello lombare. Il bacino seguirà la scoliosi adattativa e si posizionerà in non-adattamento sacro-iliaco posteriore destro. Si troverà una gamba più corta a destra. Il soggetto zoppicherà e potrà avere dolori multipli che dipenderanno dal suo problema cervicale iniziale.
L’AUTOGUARIGIONE
Il corpo ha a disposizione tutti i mezzi necessari per eliminare o per controllare le malattie, a condizione comunque che i mezzi a sua disposizione siano liberi di funzionare correttamente. In altre parole non devono esistere ostacoli a livello delle vie nervose, linfatiche, vascolari affinchè la nutrizione cellulare e l’eliminazione dei rifiuti si svolgano regolarmente e possano essere portati a termine con successo.
Per Still, il sangue è il mezzo di trasporto di tutti gli elementi che permettono di assicurare un’immunità naturale e di conseguenza di lottare contro le malattie. Quando la circolazione è normale, la malattia non può svilupparsi. Qualsiasi perturbazione a livello dell’arteria provocherà una cattiva circolazione arteriosa, e di conseguenza il ritorno venoso risulterà rallentato, si verificheranno stasi venose, da cui deriva l’accumulo di tossine. Per esempio, nel caso di una lesione osteopatica a livello delle vertebre D4-D5-D6. Queste vertebre corrispondono a ll’innervazione dello stomaco e le conseguenze potranno essere:
- Il sangue arterioso arriverà più difficilmente allo stomaco
- L’influsso nervoso vegetativo risulterà perturbato
- Il ritorno venoso rallentato
- Lo stesso per la circolazione linfatica
Tuttavia lo stomaco non è ancora malato, funziona con maggiore difficoltà e di conseguenza è più vulnerabile. La malattia si manifesta sempre a livello di un organo indebolito. Basta una sollecitazione importante affinchè lo stomaco non riesca a rispondere in maniera corretta. Il soggetto potrebbe sviluppare una gastrite oppure un inizio di ulcera gastrica.
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